Qualche settimana fa, ho vissuto una delle esperienze più toccanti del mio percorso artistico: il mio primo concerto in un istituto penitenziario, la Casa Circondariale di Montacuto ad Ancona. Questo evento si è svolto nell’ambito del progetto “Le Vibrazioni del Cuore”, che mira a portare sollievo e armonia attraverso la musica in luoghi di disagio e sofferenza.
La mia musica a 432Hz ha riempito le stanze del carcere, toccando i cuori dei detenuti di massima sicurezza, oltre che del personale penitenziario presente. È stata una giornata intensa, dove la musica ha avuto il potere di rompere le barriere della diffidenza, creando un’atmosfera di pace e riflessione.
Sin dalle prime note sono rimasto sorpreso dalla profonda attenzione che mi hanno dedicato i detenuti e dal loro desiderio di ascoltare. Hanno scelto infatti di rinunciare alle uniche due ore di aria all’aperto per immergersi nella musica e nella condivisione. Questo mi ha colpito profondamente, dimostrando quanto la musica possa toccare le corde più intime dell’animo umano. Mi aspettavo scetticismo e chiusura, ma ho incontrato apertura e meraviglia.
L’accoglienza calorosa da parte della direttrice Manuela Ceresani e del personale penitenziario ha reso l’esperienza ancora più significativa. I detenuti non solo hanno ascoltato, ma hanno voluto partecipare attivamente, avvicinandosi al pianoforte, toccandolo e sperimentando. Questo desiderio di partecipazione ha stupito anche la direttrice, abituata a un comportamento più rigido e distante.
Questa esperienza mi ha fatto riflettere su come la musica possa creare uno spazio di libertà anche in contesti di estrema restrizione. Come negli ospedali, dove i pazienti sono costretti dalla malattia, anche nel carcere la musica ha aperto porte verso un mondo più ampio e libero. Chiudendo gli occhi, i detenuti sono riusciti ad allontanarsi temporaneamente dalla loro realtà, esplorando con la mente e il cuore nuovi orizzonti.
Durante la giornata ho avuto l’opportunità di raccontare la mia storia, condividendo il mio percorso da biologo molecolare a musicista. Parlare della mia formazione e della mia passione per la musica mi ha permesso di creare un legame più profondo con i partecipanti, dimostrando come l’arte possa essere un potente strumento di trasformazione personale.
Vorrei esprimere la mia gratitudine alla direttrice della Casa Circondariale, Manuela Ceresani, al comandante di reparto Nicola De Filippis, e agli operatori dell’Area Educativa per aver reso possibile questa esperienza. Il loro impegno nel migliorare il benessere dei detenuti è stato fonte di ispirazione.
Questo evento è stato non solo un’esperienza meravigliosa, ma anche una promessa per un futuro in cui la musica diventerà parte integrante della vita quotidiana dei detenuti.
Mi è stato chiesto infatti di comporre brani per loro, che possano accompagnarli nel loro percorso, e di suonare di nuovo in carcere alla conclusione di un progetto educativo che grazie a Sarah Starnadori, musicista di Translational Music, e alla sua nuova associazione Oltre la Musica, sta prendendo forma proprio in queste settimane.
Questo evento ha confermato ancora una volta il potere della musica nel creare connessioni e nel portare luce nei luoghi più bui.La musica ci fa sentire liberi, ci aiuta a volare in luoghi che fisicamente non possiamo visitare ma possiamo vivere grazie all’immaginazione.
Sono profondamente grato per aver avuto l’opportunità di condividere la mia musica e di vivere un’esperienza così significativa.