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Semi per una Nuova Umanità: Futuro e Talenti al Liceo Artistico Soleri Bertoni di Saluzzo

Cosa vorresti fare da grande?

Quante volte ci siamo sentiti rivolgere questa domanda da bambini, magari con la curiosità genuina di un adulto che intravede in noi un futuro pieno di possibilità? Eppure, quando quelle stesse parole risuonano nella mente di un giovane in procinto di affacciarsi alla vita adulta, il loro significato diventa ancora più intenso, a volte persino carico di incertezze e timori.

Recentemente ho avuto l’opportunità di incontrare 250 studenti delle quinte del corso di Scienze Umane del Liceo Artistico Soleri Bertoni di Saluzzo. Insieme, abbiamo esplorato temi fondamentali come l’espressione dei talenti individuali e l’orientamento verso le proprie vocazioni più profonde. Ho condiviso con loro il mio percorso personale, raccontando come sia riuscito a unire l’amore per la biologia molecolare alla passione per la musica, creando una professione che, a un primo sguardo, poteva sembrare quasi irrealizzabile.

Durante il nostro dialogo, abbiamo parlato di coraggio, di fiducia e del valore di seguire la propria voce interiore anche quando il mondo attorno può apparire scettico o ostile. Ho invitato i ragazzi a riconoscere e coltivare i propri talenti, a riscoprire la propria autenticità, ricordando loro che ognuno di noi, come uno strumento in un’orchestra, può contribuire all’armonia collettiva portando il proprio suono unico e irripetibile. Così come la musica può creare un equilibrio fra note diverse, anche la comunità si costruisce attraverso relazioni, sintonie e intrecci di esperienze.

Parlando con gli studenti, però, ho percepito in molti un senso di rassegnazione verso il futuro. Molti sembrano intimiditi dalle sfide della modernità e faticano a immaginare un domani sereno, convincendosi che i propri desideri siano semplicemente irrealizzabili. Alcuni di loro, interrogati sul lavoro dei sogni, non hanno saputo rispondere o hanno accantonato con un sorriso amaro le aspirazioni più alte, rassegnandosi all’idea di dover accettare un destino che non incontrerà mai le loro ambizioni..

Questa situazione mi ha profondamente colpito. Credo sia fondamentale riaccendere la scintilla della speranza nei più giovani, far comprendere loro che il futuro non è un binario fisso, ma un percorso che possiamo plasmare giorno dopo giorno, scegliendo con cura i semi da piantare nel nostro terreno interiore. Dobbiamo incoraggiarli a sognare in grande, a credere in sé stessi e a non farsi fermare dalle circostanze esterne.

Personalmente, la musica è stata il catalizzatore che mi ha permesso di superare le barriere del giudizio e della paura. Mi auguro che, attraverso incontri come questo, sia possibile ispirare i ragazzi a ritrovare la propria voce e a vivere in armonia con le loro aspirazioni più profonde, perché ogni singolo sogno realizzato diventa un tassello importante nella costruzione di una collettività più viva e consapevole.

La domanda “Cosa vorresti fare da grande?” non dovrebbe mai perdere la sua forza. È un invito a sognare, esplorare, creare, a costruire un futuro che rispecchi appieno la nostra essenza. Aiutiamo i giovani a rispondere a questa domanda con fiducia ed entusiasmo, affinché possano diventare gli artefici di una nuova umanità, più consapevole, autentica e in sintonia con i propri talenti e con il mondo.

Il brano musicale che abbiamo composto tutti insieme alla fine – una splendida improvvisazione corale – ha saputo raccogliere le loro ambizioni, i loro sogni e la loro creatività. È diventato un simbolo, una metafora viva delle emozioni che ciascun partecipante ha messo in gioco durante l’incontro, ricordandoci quanto sia potente e trasformativa la condivisione di un sogno comune.

Un grazie di cuore alla Professoressa Nadia Miretto,  per avermi invitato e aver reso possibile questo prezioso incontro: la sua sensibilità e apertura al dialogo hanno permesso a me e a questi giovani di condividere momenti di ispirazione e confronto che, mi auguro, possano accompagnarli per tutta la vita.

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